Titolo: La leggenda
dei monti naviganti
Autore: Paolo Rumiz
Anno
di pubblicazione: 2007
Editore: Feltrinelli
Mi
sono sempre nutrita di romanzi: di classici, di scrittori emergenti, di
“romanzi-relax”- quelli che per me sono come una commedia d’amore americana,
leggeri e poco impegnativi.
Poi,
curiosando tra gli scaffali della biblioteca, ho scoperto “La leggenda dei
monti naviganti” di Paolo Rumiz e mi si è aperto un altro mondo. Non credevo si
potesse descrivere un viaggio, esperienza così personale,in modo così vivido,
magistrale direi.
Ho
detto un viaggio, ma in realtà si tratta di due viaggi italiani, attraverso le
Nostre montagne, Alpi e Appennini.
Dalla
quarta di copertina:
“Il
viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con
rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e
naturale; rabbia per il potere che lo ignora”
photo
by me
La
vera ricchezza è negli incontri fatti dall’autore-viaggiatore con Mauro Corona,
Mario Rigoni Stern, Ryszard Kapuscinski, Walter Bonatti, Francesco Guccini,
Vinicio Capossela e con la gente comune innamorata della propria terra, delle
proprie montagne.
E
sono tante le storie ricordate: da quelle più note - come la tragedia della
diga del Vajont, il caso della mummia di Ötzi e la rabbia antica che muove i
valligiani della Val di Susa a lottare contro la Tav – a quelle che solitamente
rimangono più nell’ombra – come la storia dell’operaio tessile biellese
Francesco Bider, che si unì alle forze indipendentiste del Kosovo, e quella del
partigiano Antonio Carini, massacrato dai fascisti a Meldola.
L’attrice
Roberta Biagiarelli è partita da questo testo per un adattamento teatrale al
quale mi piacerebbe molto assistere, ma per ora sembra che non siano previste
repliche. Vi lascio di seguito il link dove potrete trovare un' introduzione
allo spettacolo, qualche foto e un video: Babelia&C.
Questo
libro mi ha fatto venire una terribile nostalgia per dei posti dove non sono
mai stata, per le Alpi che non ho mai visto. E mi ha fatto sentire
terribilmente in colpa per aver ignorato finora la ricchezza degli Appennini a
me così vicini.
Un
libro da leggere fino in fondo, anche per arrivare a una meravigliosa curiosità
che riguarda il nome che i fenici diedero all’Etna, dal quale potrebbe derivare
il nome del nostro Paese.
Lettura raccomandata!
Vi
lascio anche una brevissima, ma significativa intervista a Rumiz:
Alessandra

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