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venerdì 20 dicembre 2013

La leggenda dei monti naviganti

Titolo: La leggenda dei monti naviganti
Autore: Paolo Rumiz
Anno di pubblicazione: 2007
Editore: Feltrinelli

Mi sono sempre nutrita di romanzi: di classici, di scrittori emergenti, di “romanzi-relax”- quelli che per me sono come una commedia d’amore americana, leggeri e poco impegnativi.

Poi, curiosando tra gli scaffali della biblioteca, ho scoperto “La leggenda dei monti naviganti” di Paolo Rumiz e mi si è aperto un altro mondo. Non credevo si potesse descrivere un viaggio, esperienza così personale,in modo così vivido, magistrale direi.

Ho detto un viaggio, ma in realtà si tratta di due viaggi italiani, attraverso le Nostre montagne, Alpi e Appennini.
Dalla quarta di copertina:
“Il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale; rabbia per il potere che lo ignora”

photo by me

La vera ricchezza è negli incontri fatti dall’autore-viaggiatore con Mauro Corona, Mario Rigoni Stern, Ryszard Kapuscinski, Walter Bonatti, Francesco Guccini, Vinicio Capossela e con la gente comune innamorata della propria terra, delle proprie montagne.

E sono tante le storie ricordate: da quelle più note - come la tragedia della diga del Vajont, il caso della mummia di Ötzi e la rabbia antica che muove i valligiani della Val di Susa a lottare contro la Tav – a quelle che solitamente rimangono più nell’ombra – come la storia dell’operaio tessile biellese Francesco Bider, che si unì alle forze indipendentiste del Kosovo, e quella del partigiano Antonio Carini, massacrato dai fascisti a Meldola.

L’attrice Roberta Biagiarelli è partita da questo testo per un adattamento teatrale al quale mi piacerebbe molto assistere, ma per ora sembra che non siano previste repliche. Vi lascio di seguito il link dove potrete trovare un' introduzione allo spettacolo, qualche foto e un video: Babelia&C.

Questo libro mi ha fatto venire una terribile nostalgia per dei posti dove non sono mai stata, per le Alpi che non ho mai visto. E mi ha fatto sentire terribilmente in colpa per aver ignorato finora la ricchezza degli Appennini a me così vicini.
Un libro da leggere fino in fondo, anche per arrivare a una meravigliosa curiosità che riguarda il nome che i fenici diedero all’Etna, dal quale potrebbe derivare il nome del nostro Paese.
Lettura raccomandata! 

Vi lascio anche una brevissima, ma significativa intervista a Rumiz:



Alessandra

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